Educazione all'affettività e alla spiritualità.

In che consistono?

Questo articolo esplicita il modo di intendere l'educazione spirituale. Alcune delle attività sono riservate ai bambini dai 6 anni in su. Si auspica  che l'impostazione adottata possa essere gradita a tutte le famiglie. In caso contrario, alcune delle attività saranno collocate in un momento settimanale la cui partecipazione è facoltativa.


Perchè un'educazione alla spiritualità?

Perché ho scelto di dare un’educazione spirituale ai miei alunni? Ogni popolo da sempre ha sentito l’esigenza di coltivare, ognuno in una sua forma originale, la spiritualità. Il bambino, proprio come l’adulto, ha tra i propri bisogni fondamentali la ricerca della felicità, dell’amore e dei valori che vale la pena perseguire, la comprensione del senso della propria esistenza e dell’esistenza di tutte le cose, la ricerca dell’unione profonda con gli altri e con il creato, il fare ipotesi riguardo i misteri della propria vita come il dolore, l’aldilà, l’origine dell’universo. Ciò che viene a volte squalificato come astratto e superfluo costituisce invece secondo me la parte più pratica e necessaria della vita. Qualcuno una volta disse: “le cose importanti sono più urgenti di quelle necessarie”. Se riduciamo la nostra vita alle cose concrete riusciremo sicuramente a sopravvivere ma non a vivere, rendendo inutile e priva di scopo tutta la fatica fatta. È esperienza di tutti noi renderci conto che ogni tanto è bene mettere in secondo piano le cose necessarie come pulire la casa o l’auto per dedicarci a quelle cose che ci fanno sentire davvero felici, importanti o uniti alle nostre persone care. Se dovessi vivere una vita realizzata dal punto di vista della salute fisica e mentale senza chiedermi mai quale tipo di felicità voglio, perchè e in che modo cercarla, senza chiedermi qual è la meta, se questa vita avrà mai una fine o no, avrei la sensazione di avere una Ferrari e passare il tempo a lucidarla e a farla mettere a punto da gommisti e meccanici senza però sapere dove andare. Prima o poi nella vita (anche nella sua vita di bambino e adolescente) si porrà queste domande e ritengo naturale fornire degli strumenti spirituali e filosofici al pari di come si forniscono nozioni di matematica per prepararli alla vita. L'intelligenza esistenziale, quella morale, quella intrapersonale e quella interpersonale sono considerate forme d'intelligenza al pari di quella matematica per Gardner, e si possono rintracciare anche all'interno delle life skills, che i documenti ministeriali giustamente incentivano tanto.

Occorre un’educazione che tiene conto dell’ampio respiro di queste piccole anime a trecentosessanta gradi, che lasci loro lo spazio di fiorire in tutta la loro altezza senza tarpare le ali o trattarli da piccoli, che non li faccia sentire sbagliati quando da grandi si porranno domande complesse, definite da alcuni “strane”. Mi capita di vedere che alcuni bambini iniziano molto presto a porsi domande filosofiche e spirituali e in quel caso, se hanno percepito che in famiglia esiste questo tabù, che non c’è l’abitudine di parlarne perchè sono considerati argomenti strani, fuori luogo, troppo da femminucce o da gente troppo sensibile, sarà costretto a tenersi tutto dentro, anche se esse sorgono in occasione di situazioni traumatiche come la morte di un parente caro. 

Qui non si danno risposte ma piuttosto domande, favorendo così l’abitudine ad una ricerca interiore personale. L'educazione spirituale ha molti punti di contatto con l'educazione all'affettività e con la filosofia per bambini. Non dimentichiamo che educazione spirituale significa anche conoscersi, gestire meglio lo stress e i rapporti con se stessi e con gli altri. Essa non è solo una preparazione alla vita adulta o un’azione di prevenzione psichica. Al di là delle narrazioni dell’immaginario comune, l’essere umano si trova fin da piccolo ad affrontare regolarmente stati d’animo negativi, squilibri e sfide impegnative, per cui ha bisogno da subito di strumenti che lo possano aiutare in ciò. 


In cosa è diversa dall'educazione spirituale della scuola pubblica?

Il primo chiarimento riguarda la diversità tra il mio modo di coltivare l’educazione spirituale e l’ora di religione che siamo abituati a conoscere dalla scuola pubblica. Innanzitutto, come dicevo, si tratta di un modo di essere e non solo di fare, un modo di essere dell’insegnante che permea ogni momento del tempo scuola, senza una rigida divisione in discipline ed educazioni, ma questo ormai lo avete capito perché ho spiegato in più sedi e a proposito di più ambiti disciplinari, che la parcellizzazione del sapere non appartiene a questa scuola. Ogni evento fortuito, ogni racconto di un bambino ed ogni evento studiato può essere occasione di riflessione, confronto e di esercizio spirituale, pur lasciando alcune attività per un momento settimanale la cui partecipazione è facoltativa.

In secondo luogo non insegno una religione in particolare come avviene a scuola. Non mi considero io stessa parte di nessuna chiesa, pur sentendomi genericamente cristiana e cogliendo spunto da pratiche spirituali provenienti da tradizioni diverse. Nella Scuola La Libellula si propongono letture, tradizioni, canti e attività provenienti dalle più disparate tradizioni religiose, soprattutto approfondendo quelle delle famiglie che sono del progetto. Ogni religione fornisce sempre pratiche efficaci, testi con spunti di riflessione unici, idee di solidarietà commoventi e creative, canti e opere d’arte suggestivi ed emozioni efficaci. 

Altra differenza fondamentale con l’insegnamento della religione cattolica: una spiritualità fatta di teoria non serve a niente, occorre molta pratica. Puoi arrivare alla cima di una montagna attraverso mille diversi sentieri, ma di certo non potrai mai arrivarci senza percorrerne nemmeno uno, e la strada da fare è sempre tanta. Nessuno può dirsi già arrivato e l’anima va nutrita quotidianamente di stimoli, per tutta la vita. Restare fermi equivale ad indietreggiare impercettibilmente ma inesorabilmente. A volte le famiglie si focalizzano sul rischio che il bambino entri in contatto con pratiche ed elementi estranei alla religione della famiglia senza pensare che il vero pericolo non è questo ma quello di una scuola senza pratiche spirituali. Certamente una famiglia può compensare in vari modi ma una scuola che coglie seduta stante i nessi e gli stimoli spirituali che si presentano via via nella vita scolastica, non è uguale ad un insegnamento teorico o pieno di tabù. È stata fatta molta polemica riguardo la soppressione di ogni manifestazione religiosa nelle scuole: allestimento di presepi, canto di brani  natalizi tradizionali, crocifissi… Ritengo che la strada verso la piena espressione spirituale non implichi la soppressione delle manifestazioni religiose altrui ma al contrario la piena valorizzazione di ognuna di esse. Perché invece che abolire il Natale non ci divertiamo a sperimentare anche usanze tratte dalle festività di tutti gli altri alunni presenti? Se faremo il gioco dell'uovo sodo tipico della Pasqua ortodossa non per questo diventeremo tutti ortodossi! 


Perchè è importante conoscere tutte le religioni? 

Conoscere qualche elemento delle varie religioni tra l’altro è importante anche per motivazioni strettamente culturali, e questo è vero soprattutto riguardo le religioni più diffuse nel proprio Paese. La religione è una forma culturale preziosa per farci conoscere anche tutte le altre. I simboli e le forme d’arte che ci circondano aiutano a comprendere in profondità le radici della cultura nella quale si è immersi e la storia della propria civiltà. Oltretutto bisogna ammettere che portare avanti questo tabù sarebbe comunque impossibile. Imbattersi in elementi e prodotti religiosi  è inevitabile perchè essi si incontrano in molte altre discipline: nelle religioni delle civiltà del passato, nello studio della musica, dell’arte, della letteratura ecc. Ad esempio, far perdere ad un bambino le opportunità ineguagliabili che il genere spiritual, legato alle religioni protestanti, offre in termini di sviluppo della musicalità, in nome di un tabù religioso, sarebbe davvero un peccato. 

Questo confronto col mondo e con i compagni, abitua il bambino al decentramento, cioè all’accettazione di una pluralità di punti di vista su qualsiasi argomento della vita. Ad esempio, riguardo i misteri della vita come l’origine dell’universo, la sofferenza o la morte, si stimola la percezione di essi, della loro complessità e della pluralità dei punti di vista possibili.

Infine, sottolineo come la conoscenza degli elementi universali comuni a tutte le religioni trasmetta al bambino un senso di unità del genere umano e rafforzi il messaggio portato da questi valori. 


Qual è la proposta di questa scuola?

Quali sono dunque gli obiettivi che questa scuola si pone? Questo tipo di educazione spirituale è finalizzata a percepire il senso della sacralità della natura, della vita, di se stessi e degli altri, ad esperire il sentimento della gratitudine e fiducia verso la vita, la tensione verso l'unione con il tutto, l'amore e l'armonia tra tutte le cose, il piacere di aiutare gli altri e di migliorarsi, la consapevolezza di sé, la calma e lucidità interiori, la positività come idea che anche ciò che non si capisce e che appare negativo debba pur avere in qualche modo un senso e una sua utilità. Altri valori universali importanti sono la pace, l’ecologia, la solidarietà, la giustizia, l’amicizia, l’autorealizzazione, la fiducia in sè, la scoperta di sè ecc.

Gli obiettivi della filosofia saranno invece  tesi a favorire il problem posing, il decentramento cognitivo per giungere al rispetto dei punti di vista altrui, il pensiero divergente, la capacità previsionale e decisionale, il confronto su fenomeni naturali e sul linguaggio, il ragionamento, le grandi domande sull'esistenza e l'etica (in questi due temi si intreccia con la spiritualità). Dagli otto anni in su viene coltivato anche il pensiero critico a livello socio-politico sugli argomenti storici studiati e quelli d'attualità, come pure la ricerca di soluzioni creative pur nella percezione della complessità. Diceva Don Milani: “l’obbedienza non è una virtù ma è la più subdola delle tentazioni”.

L'educazione all'affettività, che spesso viene considerata parta sia della filosofia sia dell'educazione spirituale, ha come scopi specifici il riconoscimento delle emozioni proprie ed altrui, la sua espressione, la loro modulazione, l'autonomia, l'autostima, la responsabilità, le abilità relazionali come l'empatia, la comunicazione assertiva e la collaborazione. Essa comprende anche l'educazione alla sessualità che, nella primaria, si concentra sulla conoscenza del corpo umano e sul tema del consenso.



Valentina Safadi, pedagogista e insegnante