Come inizia la scolarizzazione?


Come avviene e come va gestito quel delicato passaggio dall'età dello spontaneismo a quella delle richieste scolastiche?


Nella nostra società serpeggia la tacita visione del bambino come una pagina bianca, senza bisogni propri, che può essere riempita interamente con istanze del mondo adulto. Come a dire: visto che il bambino non ha niente di importante da fare, visto che questa sua fase è priva di senso, perchè non dedicarla tutta ad abituarlo alla fase successiva? Su questo presupposto si arriva addirittura ad allenare anche i neonati a ritmi tipici dell'età adulta. Eppure il presente non è una preparazione al futuro ma una fase con un senso proprio che evolve naturalmente in qualcos'altro solo se vissuta appieno. 

Vedo che la maggioranza dei bambini, se si scelgono le modalità più divertenti, adora iniziare con la letto-scrittura già a 4 anni se non prima e comunque osservo e personalizzo la mia azione didattica, consapevole che i bambini sono tutti diversi. Tempo fa mi trovavo in una libreria a chiedere di un libricino con attività di fusione sillabica per il sesto compleanno del figlio del mio compagno. Aveva appena scoperto la lettura e non faceva altro che chiedermi di insegnargli a leggere. La commessa, appreso che si trattava di un bambino che non era ancora stato nella scuola primaria, mi sgridò scandalizzata e mi disse che avrei portato quel bambino ad annoiarsi in classe prima. A mio parere frustrare la curiosità e frenare l'entusiasmo del bambino è una prevaricazione pari a quella del genitore che impone con la forza al bambino delle attività didattiche per anticipare i tempi. Non possiamo dettare noi il loro ritmo. Seguire le richieste de tuo bambino lo porterà non ad annoiarsi ma ad alimentare quella stessa curiosità e quell'amore per la cultura che poi gli sarà tanto utile per apprezzare la scuola. Se il bambino entra in classe prima e sa già leggere, può sempre affinare la sua espressività nel leggere o svolgere attività differenziate. In realtà, a prescindere dagli obiettivi, se l'insegnante utilizza modalità divertenti, questo sarà sufficiente a far sentire coinvolto tutto il gruppo.

Ciò che è sbagliato iniziare a richiedere al bambino nella scuola dell'infanzia non sono i giochi motori o di gruppo divertenti su calcolo o lettura, a meno che questo non sia imposto. L'errore più grave che comunemente avviene nelle scuole dell'infanzia in realtà è pretendere che avvenga la cosiddetta scolarizzazione. Per scolarizzazione le maestre comunemente intendono il processo di inserimento nella vita e nell'ambiente scolastici, compreso lo sviluppo di una resistenza ad una fatica mentale e di autocontrollo verbale e motorio. Ovviamente, se la scuola non è un luogo di vita e non ha un'atmosfera familiare ma un luogo innaturale, deputato all'istruire, come se esso fosse qualcosa di totalmente diverso dal vivere, ecco che c'è bisogno di un termine specifico per indicare l'abituazione a un luogo irreale, scollegato dai luoghi di vita normali, l'abituazione alla prigionia, alla repressione. Ecco che c'è bisogno di un verbo che indichi un'azione che si fa su qualcun altro (io ti scolarizzo), che si impone, che va perpetuato fino alla completa rassegnazione (almeno quella apparente). Lo so, sono dura ma non amo questo termine perchè mi rendo conto di tutta la delicatezza e la gradualità del passaggio dei bambini da un mondo di giochi e libertà al mondo della "scuola dell'obbligo", dell'istruzione, delle regole, delle tabelle di marcia, delle verifiche e dei voti. Molti di questi aspetti elencati, nella mia scuola sono poco presenti perfino per i bambini più grandi. La richiesta di stare seduti, fermi e zitti per ore in alcuni Paesi viene spostata a sette anni proprio perchè si è consapevoli della delicatezza di questa età.

Vi invito a fare molta attenzione all'ultimo anno della scuola dell'infanzia dei vostri figli, perchè anche lì spesso si fanno tanti danni, precocizzando la scolarizzazione con grossi sforzi per abituare i bambini a stare seduti, fermi, zitti, nella convinzione che prima si inizia e meglio è e che i bambini sono tutti uguali (a volte anche a discapito degli apprendimenti veramente importanti per quella fascia d'età e difficilmente recuperabili dopo, come ritagliare e impugnare correttamente la matita). Ritengo che la priorità, nei bambini dell'infanzia e del primo anno della primaria, sia evitare atteggiamenti  di noia, ostilità e rifiuto nei confronti dell'apprendimento e, al contrario, coltivare l'amore per la scuola e la cultura. Questo si raggiunge innanzitutto attraverso il rispetto dei ritmi dei bambini, che sono tutti diversi. Otterremo così bambini che iniziano a leggere a otto anni? No, perchè la passione verso la cultura, la capacità di emozionare e divertire, uniti ad un atteggiamento carismatico, di guida, che si fa gradualmente e rispettosamente più richiestivo con l'età, hanno sempre un effetto trascinante.

Questo articolo, che potrebbe sembrare estremo, dovrebbe essere letto insieme a quello sulle diagnosi mediche e a quello sulla libertà, che forniscono una visione equilibrata e completa dell'argomento. Infatti, per fare l'esempio della lettura. se da una parte è bene aspettarsi che l'interesse e la capacità possa nascere in tempi molto diversi che vanno dai 3 ai 7 anni, d'altra parte è anche vero che, quando si esce da questi larghi margini, c'è da sospettare l'esistenza di qualche neurodivergenza o di qualche disturbo. 


Valentina Safadi, pedagogista e insegnante