Si fanno cose pericolose?


Questo articolo spiega il grande valore del rischio pedagogico connesso alle attività di outdoor education e a quelle laboratoriali ed esperienziali. Verranno esplicitate le esperienze fondamentali per un bambino e gli strumenti per fare tutto ciò in sicurezza.



Oggi i bambini non stanno mai da soli tra loro ma sempre e solo sorvegliati dagli adulti, spesso animati da timori legali più che preoccupazioni di natura educativa. I bambini mai come oggi hanno bisogno di recuperare il contatto con la natura, con il rischio, col movimento spontaneo, di mettersi alla prova, di esplorare e di recuperare quel sapere antico, una volta scontato, riguardante gli elementi della natura. In una parola hanno bisogno di adulti coraggiosi, che si assumano dei rischi e che gli facciano sentire la loro fiducia. La fiducia crea abilità motorie sempre maggiori e queste a loro volta generano nell'adulto ancora più fiducia e tranquillità, in un circolo virtuoso che inizia già dall'età neonatale, quando per esempio lasciamo gattonare il bambino o quando gli affidiamo bocconi da mordere e gestire sempre più grandi e duri.

E' per questo che l'outdoor education fa parte, pur senza estremismi, di questo progetto, che prevede che si trascorrano, in ogni stagione, alcune ore all'aperto, senza contare le uscite didattiche (minimo una al mese). Ci sono scuole che prevedono di trascorrere l'intero tempo scuola all'aperto, anche l'inverno, senza ripari veri e propri. Ritengo anacronistico privare i bambini di tutte le strumentazioni della nostra epoca (tavoli, righelli, compassi, PC, varietà dei mezzi artistici, enciclopedie, dizionari ecc...), necessarie per gli alti livelli di performance richiesti dalla nostra società, e ritengo anche eccessivamente rigido stabilire una regola così ferrea a priori per tutti tutti i giorni, soprattutto per bambini del 2022 non abituati a tutto ciò. E' importante a mio parere trovare un equilibrio tra le diverse istanze, senza seguire la mentalità comune in modo acritico ma anche senza rinnegare le conquiste della modernità indulgendo in romantiche nostalgie del passato. I nostri bambini non sono quelli del paleolitico, non sono cresciuti in caverne ma in case, e la loro storia va rispettata. In fatti spesso mi chiedono di essere portati al parco e non nel bosco. Ho assecondato questo desiderio senza preconcetti, anche per i tanti stimoli motori che il parco offre, ed ho scoperto che, pur potendo scegliere, non hanno perso l'amore per la natura selvaggia. Dal momento che hanno conosciuto il senso dell'avventura dell' esplorare spazi nuovi, conoscere e cucinare piante e frutti, fare didattica all'aperto... il bosco è rimasto un'opzione altrettanto allettante.

Naturalmente il contatto con la natura porta ad un tasso maggiore di incidenti rispetto a quelle scuole che, per timori legali, relegano i bambini al proprio banco tutto il tempo. L'educazione in natura presuppone un'accurata supervisione ma anche l'assunzione di un ragionevole rischio a fini educativi, in modo da permettere un'azione sufficientemente spontanea senza eccessive preoccupazioni per l'evitamento di qualsiasi rischio. Le attività comprendono il contatto con animali (api, zecche, asini..) e con oggetti reperiti in natura, l'avvicinamento a fonti di calore, l'esplorazione, l'arrampicarsi, l'avventurarsi su sentieri scoscesi, l'uso di attrezzi agricoli.. Possono accadere piccoli incidenti legati e punture di insetti o cadute. Siamo convinti che tutto ciò favorirà lo sviluppo motorio, dell'intelligenza e la fiducia in sè, insomma... che valga davvero la pena di correre qualche rischio!

In ogni caso l'insegnante, in possesso della certificazione IRC per BLSD pediatrico "corso basic life support defibrillation pediatrico per non sanitari" (01/04/2023), illustrerà ai genitori i prodotti di cui si è dotata, i protocolli che ha stabilito in ogni situazione possibile che possa presentarsi, i sistemi di autodifesa da persone e animali e le app. apposite per la sicurezza nei boschi. 

Concludo con un'ultima riflessione: la sicurezza risiede soprattutto nel ridotto rapporto numerico adulto- bambini. Anche in questo caso si rivela un fattore cruciale di qualità.

 

Valentina Safadi, pedagogista e insegnante